lunedì 20 marzo 2017

UN SEMPLICE INCONTRO

La crisi della parola autentica investe tutto, difficile resistere a questo livellamento programmato che rende tutto insignificante rispetto ad un ordine prestabilito. La parola genuina quella che scardina le porte, che apre significati reconditi, l'ineffabile parola che brilla è in pericolo nei nembi di povere della convenzionalità. Ieri incontro un semplice camionista spagnolo ad un bar che assorto sul suo cellulare cercava di connettersi per parlare ai suoi familiari. Quel semplice, rubicondo sancio panza, scuro di carnagione, nella sua dimessa presenza mi trasmetteva la verità nuda  e cruda della sua condizione senza edulcorazioni o incrostazioni urbane; veniva da Oviedo per un carico di piante e lasciato il camion era uscito per fare due passi in città. Sono anch'io al bar che bevo un caffè pomeridiano in questa domenica pomeriggio, e noto vari avventori che dietro il banco aspettano il caffè, chi ha un accento dall'inconfondibile suono albanese, chi di altri paesi, altri sono fuori sulle sedie, molti pensionati che sostano nelle sale d'attesa della strada. Decido di presentarmi e lo aiuto per connettersi wifi dal bar del mio amico, così imbastiamo uno scambio. In quella situazione si presenta una brezza di respiro che lievita l'umore; l'incontro per strada da banale diventa straordinario. Riusciamo a capirci, io comprendo il castigliano, lui è dell'Ecuador ma vive in Spagna, la sua vita è dura, come tanti per sopravvivere. Mi offre una birra e con quella in mano per strada posso immaginare di essere anch'io ad Oviedo o Siviglia insomma in qualsiasi città dove l'hombre viene fuori per quello che è senza mediazioni virtuali nè frasi di circostanza ma scambiandosi un pezzo di umanità nella lotta quotidiana per andare avanti. Come è possibile che la relazione oggi stia diventando sempre più straordinaria, quasi una parentesi alla claustrofobica segregazione che ognuno sperimenta dentro le pareti della propria stanza! Siamo connessi con la vacuità illusoria di relazioni fasulle, dipendenti da un piccolo clik, da piccoli schermi che ci separano dalla realtà, avanziamo come sonnambuli senza dire buongiorno a nessuno e qualche volta ci accorgiamo che è cambiato un negozio perché un lampo di lucidità ci fa alzare gli occhi. La speranza viene dall'incontro, dall'abbraccio da una stretta di mano, da uno sguardo condiviso, da un sorriso d'intesa, da un ciao detto con rispetto e venerazione.

1 commento:

  1. Ancora una volta un umanesimo necessario espresso con tenera poesia, ancora grazie Filippelli

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